“Anche se la situazione è fluida, queste revisioni delle previsioni possono aiutare ad ancorare le aspettative nel contesto macroeconomico di grande incertezza”
Senior Economist, Vanguard Europe
I veloci sviluppi sui dazi commerciali continuano a dominare i mercati finanziari e a modificare i potenziali scenari economici.
Le nostre previsioni economiche aggiornate riflettono in generale la nostra view che i dazi americani probabilmente causeranno rallentamento della crescita del PIL sia negli Stati Uniti sia in altre principali economie. Tuttavia, in questi altri Paesi non prevediamo un aumento dell’inflazione come negli Stati Uniti, in ragione dei probabili effetti sui prezzi derivanti dall’indebolimento della domanda.
Nel nostro scenario di base rivisto, prevediamo per gli Stati Uniti un calo della crescita del PIL al di sotto dell’1% nel 2025, il che collocherebbe l’economia a una potenziale “velocità di stallo” facendo risorgere lo spettro della recessione.
Sempre per gli Stati Uniti per fine 2025 prevediamo inoltre un’inflazione core su base annua a quasi il 4% nonché un aumento del tasso di disoccupazione appena sopra il 5%, che sarebbe il livello più alto da un decennio escluso il periodo del Covid-19.
Nella parte che segue, ci focalizziamo sui cambiamenti nelle nostre previsioni per quattro altre primarie economie:, Area Euro, Regno Unito, Giappone e Cina.
Anche se la situazione è fluida, queste revisioni delle previsioni possono aiutare ad ancorare le aspettative nel contesto macroeconomico di grande incertezza.
Avevamo stimato che i dazi annunciati il 2 aprile avrebbero portato l’aliquota effettiva per la UE al 15% e che questi sommati agli ulteriori dazi attesi per settori attualmente esenti (tra cui farmaceutici e semiconduttori) avrebbe spinto l’aliquota effettiva dei dazi sopra il 20%.
La pausa annunciata il 9 aprile ha attenuato in qualche modo quell’impatto. Se durerà, e se i dazi specifici sui settori verranno attuati come prevediamo, l’aliquota effettiva dei dazi applicati alla UE sarebbe più vicina al 15%.
Gli aumenti dei dazi peseranno sulla crescita. Abbiamo rivisto al ribasso la nostra previsione di crescita del PIL dell’Area Euro portandola a meno dell’1% per il 2025 e intorno all’1% per il 2026. Questo controbilancia i guadagni attesi dal piano di misure fiscali di vasta scala annunciato dalla Germania a marzo, dagli aumenti della spesa per la difesa nell’Area Euro più in generale e dalle prospettive di un cessate il fuoco in Ucraina.
Abbiamo inoltre rivisto la nostra previsione per l’inflazione nell’Area Euro al rialzo per fine 2025, portandola appena al di sotto del 2%, e al ribasso per fine 2026 considerando l’indebolimento della domanda.
Un rallentamento della crescita e a medio termine dell’inflazione implica un orientamento più accomodante da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Rispetto alla nostra precedente stima, abbiamo aggiunto due ulteriori tagli e ci aspettiamo che il tasso di riferimento della BCE scenda all’1,75% (prima prevedevamo al 2,25%), con probabile riduzione di 0,25 punti alla riunione di aprile.
L’economia del Regno Unito probabilmente risentirà in modo solo modesto dei dazi americani più alti. Stimiamo un incremento di circa sei punti percentuali dell’aliquota effettiva dei dazi sul Regno Unito, anche se è probabile che aumenti con futuri annunci di dazi su settori come quello dei farmaceutici.
Considerando che i dazi potrebbero alla fine essere attenuati dopo negoziati, abbiamo rivisto al rialzo l’aliquota effettiva nello scenario di base per il Regno Unito dal 2% al 7%.
Abbiamo di conseguenza rivisto al ribasso la nostra previsione di crescita del PIL portandola intorno allo 0,5% per il 2025 e appena al di sotto dell’1% per il 2026. Adesso ci aspettiamo un’inflazione complessiva intorno al 2,5% per fine anno, lievemente superiore alla nostra precedente stima ma abbiamo rivisto al ribasso la previsione per il 2026 portandola intorno al 2,0%.
Restiamo dell’idea che la Bank of England manterrà una cadenza trimestrale nella riduzione dei tassi, compreso un taglio da 0,25 punti a maggio. Se sarà così, il tasso ufficiale si attesterebbe al 3,75% a fine anno.
Abbiamo rivisto al ribasso la nostra stima di crescita per il Giappone nel 2025 portandola al di sotto dell’1%. Ci aspettiamo che i dazi esercitino pressioni al ribasso per l’economia nipponica in ragione della contrazione economica negli Stati Uniti e nelle regioni circostanti e della minore competitività dei prezzi delle esportazioni giapponesi negli Stati Uniti.
Continuiamo a prevedere che la banca centrale del Paese inasprisca gradualmente la politica monetaria, con tassi di interesse potenzialmente prossimi all’1% per fine anno.
Abbiamo rivisto la nostra previsione di crescita del PIL cinese nel 2025 al ribasso dal 4,5% a un valore più vicino al 4%. Questo in ragione degli effetti diretti dei dazi più alti sulle esportazioni del Dragone, del peggioramento del sentiment di famiglie e imprese e dell’indebolimento della crescita globale.
Tuttavia si stima che l’entità del rallentamento sia attutita da misure espansive più aggressive. Aumentare la domanda di consumi sarà una massima priorità per le autorità cinesi a fronte dei dazi e ravvisiamo spazio per un consistente stimolo fiscale per sostenere i bilanci delle famiglie. Ci aspettiamo inoltre allentamento monetario da parte della banca centrale del Dragone, che probabilmente abbasserà presto i tassi.
Sul fronte dell’inflazione, riteniamo che il tasso annuo dell’inflazione core per l’indice dei prezzi al consumo si attesterà intorno allo 0,5% per fine anno e quella complessiva a un livello inferiore.
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