Prosegue l’epoca del solido valore del denaro, con tassi d’interesse superiori all’inflazione, mentre i mercati affrontano una crescente tensione, in quanto gli attivi con i fondamentali più solidi sono anche quelli con le valutazioni più alte e viceversa.
Questo è uno dei punti salienti dell’outlook economico e di mercato di Vanguard per il 2025 nel quale gli economisti della nostra casa d’investimento si spingono oltre l’analisi degli effetti della politica monetaria e illustrano le nostre previsioni aggiornate su crescita, inflazione, tassi d’interesse e prospettive di rendimento a lungo termine delle varie asset class.
Dopo due anni di netta discesa nei mercati sviluppati, l’inflazione è finalmente vicina all’obiettivo del 2% delle principali banche centrali. Ci aspettiamo che le autorità monetarie continuino nell’allentamento con gradualità nel 2025 ma crediamo che i tassi ufficiali si attesteranno su livelli più alti rispetto a quelli degli anni ‘10 del 2000.
Questo tema strutturale è previsto confermarsi anche qualora le banche centrali portassero i tassi al di sotto del livello neutrale sul breve periodo, allo scopo di alleviare temporanee preoccupazioni sulla crescita. L’epoca del solido valore del denaro caratterizzata da tassi d’interesse reali positivi andrà avanti, ponendo le basi per rendimenti solidi per l’obbligazionario nel complesso nel prossimo decennio.
La maggior parte dei tassi di riferimento probabilmente si stabilizzerà più in basso ma al di sopra dell'inflazione
Note: il grafico mostra i tassi di riferimento nominali della banca centrale per ogni trimestre fino al 4 novembre 2024 e le previsioni successive. La maggior parte delle principali banche centrali ha tassi obiettivo intorno al 2%.
Fonti: calcoli Vanguard, utilizzando dati di Macrobond, al 4 novembre 2024.
In un contesto di politica monetaria restrittiva, l’economia americana ha avuto la combinazione favorevole di crescita vigorosa del PIL reale, riequilibrio fra domanda e offerta sul mercato del lavoro e calo dell’inflazione. Si può essere tentati di attribuire questa combinazione fortunata al ”soft landing” orchestrato dalla Fed. Un’analisi più approfondita tuttavia suggerisce che questa interpretazione potrebbe essere insufficiente.
Il protratto vigore degli Stati Uniti potrebbe essere piuttosto attribuibile alla più fortuita combinazione di fattori sul lato dell’offerta, tra cui una maggiore crescita della produttività e un aumento della forza lavoro disponibile. Crescita della produzione e calo dell’inflazione in genere possono coesistere solo quando sono guidati da forze sul lato dell’offerta. Queste dinamiche hanno modificato le nostre previsioni di scenario di base per l’economia degli Stati Uniti e spiegano i principali rischi all’orizzonte.
I fattori positivi sul lato dell’offerta che hanno alimentato la crescita potrebbero proseguire nel 2025, tuttavia i guadagni potrebbero essere controbilanciati qualora si materializzassero i rischi che si profilano sul versante delle politiche di governo quali l’adozione di dazi sulle importazioni e una stretta sull’immigrazione. In un tale scenario, la crescita del PIL reale degli Stati Uniti rallenterebbe dall’attuale tasso intorno al 3% avvicinandosi al 2%.
Le economie al di fuori degli Stati Uniti sono state meno fortunate sul lato dell’offerta e pertanto non sono riuscite ad avere la stessa crescita robusta associata alla significativa discesa dell’inflazione. In Europa, l’inflazione è vicina al target ma questo risultato è stato ottenuto pagando il prezzo della stagnazione nel 2023 e nel 2024, con domanda estera sottotono, produttività debole e strascichi della crisi energetica che hanno frenato l’attività economica. Per l’Area Euro si prevede che la crescita resti inferiore al tendenziale il prossimo anno, con il rallentamento degli scambi globali che rappresenta un primario rischio per la regione. Ci aspettiamo che la Banca Centrale Europea abbassi i tassi ufficiali portandoli all’1,75% per fine 2025, al di sotto del tasso neutrale.
Per il Regno Unito, prevediamo invece crescita superiore al tendenziale nel 2025 alla luce della finanziaria espansiva di questo autunno. Ci aspettiamo che la Bank of England attui un allentamento monetario più “da falco” e che i tassi si attestino al 3,75% per fine 2025.
In Cina, nonostante il cambio di rotta con il tono più accomodante sia sul versante della politica fiscale sia su quello della politica monetaria di questi ultimi mesi del 2024, resta ancora strada da fare per risolvere le criticita’. La crescita dovrebbe accelerare nei prossimi trimestri con l’allentamento delle condizioni finanziarie e gli effetti delle misure di stimolo fiscale.
L’azionario americano ha generato sostanziosi rendimenti negli ultimi anni, con robusta crescita degli utili e alti rapporti prezzo/utili nel 2024. Le valutazioni dell’azionario americano appaiono elevate e questo rappresenta un crescente punto di tensione sui mercati.
Le alte valutazioni sono tuttavia supportate alla luce dei bassi costi di finanziamento per le imprese prima del 2022 e della concentrazione del mercato azionario su settori growth come quello tecnologico. Guardando al futuro, si prospettano tre potenziali scenari: un boom della produttività che potrebbe sostenere alte valutazioni; tassi d’interesse più bassi che potrebbero innescare una rotazione verso settori in sottovalutazione; o una contrazione economica che potrebbe mettere a nudo le vulnerabilità sui mercati.
Sul lungo periodo, le valutazioni elevate e gli alti margini di profitto sono previsti porre considerevoli sfide per i rendimenti dell’azionario americano.
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