Punti salienti

  • Negli Stati Uniti la crescita economica è solida ma i potenziali dazi potrebbero deviare la traiettoria dei tassi d’interesse e dell’inflazione. 
  • Nell’Area Euro la crescita langue e le sfide aumentano, in modo particolare in Germania. 
  • Nel Regno Unito la crescita appare sempre più sotto pressione. 
  • In Giappone si registra ripresa dei consumi.
  • In Cina servono misure di stimolo. 

Negli Stati Uniti la crescita economica dovrebbe confermarsi solida sull’orizzonte a breve, sostenuta dagli incrementi di produttività e dalla politica monetaria meno restrittiva. Le misure adottate nei primi giorni della nuova Amministrazione americana non cambiano nell’immediato le nostre previsioni economiche.

Nell’Area Euro le previsioni di crescita debole e inflazione contenuta dovrebbero tradursi in un orientamento espansivo della Banca Centrale Europea (BCE) nel 2025. Tuttavia le prospettive di aumento dei prezzi del gas naturale e di indebolimento dell’euro potrebbero metterlo in discussione. 

Nel Regno Unito ci aspettiamo crescita al livello tendenziale nel 2025 ma sono aumentati i rischi di ribasso rispetto a tale previsione.    

In Cina il finale d’anno robusto ha contribuito al raggiungimento dell’obiettivo di crescita per il 2024. I maggiori ostacoli che si profilano per il 2015 in relazione a potenziali dazi degli Stati Uniti intensificano l’attenzione sul grado di sostegno da parte delle autorità. 

Stati Uniti

PIL: Ci aspettiamo che la crescita economica resti al di sopra del 2%. Questa previsione tiene conto degli effetti di potenziali cambiamenti sul fronte della politica commerciale e dell’immigrazione quali un ulteriore aumento del 10% dei dazi sulle importazioni dalla Cina. Tuttavia la proposta di dazi del 25% sulle importazioni da Canada e Messico rappresenta rischi per la crescita e l’inflazione degli Stati Uniti. 

Politica monetaria: A dicembre 2024 la Federal Reserve (Fed) ha abbassato i tassi a breve di 25 punti percentuali1, portandoli nell’intervallo del 4,25%–4,5%, e ha segnalato solo due ulteriori tagli per quest’anno, il che porterebbe i tassi a fine 2025 nella forchetta 3,75%–4%, in linea con la nostra previsione. 

Inflazione: Prevediamo che l’inflazione di fondo (core), che esclude i prezzi volatili di alimentari ed energia, per l’indice PCE, l’indicatore prediletto dalla Fed per l’inflazione, scenda al 2,5% per fine 2025. 

Mercato del lavoro: Anche se a dicembre il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%, crediamo che possa probabilmente salire marginalmente intorno al 4,5% nel 2025.

Area Euro

PIL: Per l’Area Euro ci aspettiamo una crescita inferiore al tendenziale intorno allo 0,5% nel 2025. La prospettiva di ulteriori dazi americani è probabile che incida sul sentiment dei consumatori e delle imprese. La protratta crisi del settore manufatturiero probabilmente attenuerà la domanda finale.

Politica monetaria: La BCE ha abbassato il tasso di riferimento sui depositi a dicembre 2024 e prevediamo che nel 2025 continui con tagli di 25 punti base ad ogni riunione sino a luglio, mantenendoli successivamente invariati all’1,75%. 

Inflazione: A dicembre 2024 i prezzi sono saliti per il terzo mese consecutivo portando l’inflazione al 2,4% su base annua, l’aumento più rapido da luglio 2024. Tuttavia, considerando la crescita debole, ci aspettiamo che sia l’inflazione complessiva sia quella di fondo si attestino al di sotto del 2% a fine 2025.

Mercato del lavoro: Con il rallentamento dell’economia tedesca, prevediamo indebolimento del mercato del lavoro nell’Area Euro. Il tasso di disoccupazione probabilmente salirà verso il 7% per fine 2025. 

Regno Unito

PIL: Continuiamo a prevedere una crescita intorno all’1,4% per il Regno Unito nel 2025. Tuttavia i rischi sono più orientati verso livelli più modesti soprattutto se le condizioni finanziarie si manterranno restrittive e se gli iniziali segnali di debolezza sul mercato del lavoro si accentueranno. 

Politica monetaria: Gli sviluppi recenti come l’aumento dei tassi dei Gilt e dei costi per le imprese lasciano presagire un orientamento accomodante della politica monetaria. Ci aspettiamo tagli trimestrali dei tassi nel 2025 che porterebbero il tasso ufficiale a fine anno al 3,75%, un livello inferiore a quello di consenso.

Inflazione: Prevediamo rallentamento dell’inflazione, con discesa del dato core al 2,4% per fine 2025. I rischi su questo versante sono orientati al rialzo in ragione delle possibili tensioni sul fronte del commercio globale e del potenziale trasferimento ai consumatori dell’aumento degli oneri contributivi per le imprese. Inoltre, un periodo prolungato di debolezza della sterlina potrebbe accrescere i rischi d’inflazione e mettere in discussione un orientamento espansivo della politica monetaria. 

Mercato del lavoro: potrebbero manifestarsi piccole incrinature sul mercato del lavoro in quanto gli attuali livelli di crescita dei salari e altri costi rendono più oneroso per le imprese assumere nuovi lavoratori. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,4% da settembre a novembre 2024 e prevediamo che si attesterà intorno all’attuale livello a fine 2025.

Giappone

Politica monetaria: Prevediamo tuttora che la Bank of Japan aumenti i tassi ufficiali portandoli all’1% per fine 2025. La tempistica e l’entità dei rialzi dipenderà dall’esito delle contrattazioni salariali nazionali con i sindacati, dai potenziali dazi americani, dalla volatilità di mercato e dalla politica interna. 

PIL: Per il 2025 prevediamo crescita superiore al tendenziale, intorno all’1,2%, alimentata dall’incremento della domanda interna visto che gli aumenti salariali sono stati superiori all’inflazione. I rischi legati all’economia globale potrebbero tuttavia esercitare un freno, soprattutto se potenziali dazi degli Stati Uniti annullassero la spinta delle misure di stimolo in Cina. L’impatto complessivo sul Giappone dovrebbe però essere limitato.

Inflazione: L’inflazione è aumentata, attestandosi al 2,9% a novembre su base annua. La costante crescita dei salari, favorita dai robusti utili delle imprese e dalla carenza strutturale di forza lavoro, verosimilmente sosterrà la ripresa dei consumi interni e manterrà l’inflazione di fondo a livelli solidi intorno al 2% nel 2025. 

Mercato del lavoro: In Giappone il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 2,5% a novembre. Il Paese è alle prese con una carenza strutturale di forza lavoro che probabilmente continuerà ad esercitare pressioni al rialzo sui salari.

Cina

PIL: Con risultati robusti nella parte finale dell’anno, la Cina ha centrato l’obiettivo di crescita per il 2024. Il 2025 si presenta tuttavia irto di ostacoli, compresa l’incertezza sul grado di sostegno da parte delle autorità e sul livello dei potenziali dazi americani. Per il 2025 prevediamo che la crescita economica del Dragone rallenti intorno al 4,5% considerando che il freno esercitato dai dazi supererebbe i benefici della riduzione dei tassi d’interesse. 

Politica monetaria: Prevediamo che la banca centrale cinese abbassi il tasso sui pronti contro termine a 7 giorni all’1,2% nel 2025 e riduca ulteriormente il coefficiente dei requisiti di riserva delle banche per favorire condizioni espansive. Anche se, con prospettive di aumento dei dazi, ci aspettiamo che l’istituto centrale sia disposto a tollerare un po’ di deprezzamento della valuta nel 2025, questo potrebbe potenzialmente limitare l’entità dei tagli dei tassi ufficiali. 

Inflazione: L’inflazione di fondo è prevista a livelli modesti e pari all’1,5% per fine 2025, al di là del deprezzamento della valuta nella prospettiva di aumenti dei dazi. 

Mercato del lavoro: Il tasso di disoccupazione è previsto mantenersi invariato nel 2025 dopo il lieve aumento a dicembre al 5,1% dal 5% di novembre. 

Mercati emergenti 

Prevediamo un ampliamento del ciclo di allentamento monetario ma con tassi che rimangono in territorio restrittivo in quanto un dollaro americano forte rappresenta una minaccia per l’inflazione nei mercati emergenti. Gli sviluppi sul fronte del commercio saranno probabilmente oggetto di attenzione per tutto il 2025.

Prospettive di rendimento per le classi di attivo

Le previsioni di rendimento annualizzato a 10 anni di Vanguard per le varie classi di attivo sono state aggiornate sulla scorta delle ultime elaborazioni del Vanguard Capital Markets Model® (VCMM) sulla base dei dati al 31 dicembre 2024.

Le nostre proiezioni di rendimento nominale annualizzato a 10 anni espresse in valuta locale per gli investitori sono le seguenti1:

 Questo grafico mostra un'analisi comparativa dei rendimenti degli asset e delle loro volatilità. Mostra il rendimento annualizzato atteso a 10 anni e la volatilità di Vanguard per vari tipi di investimento in tre valute: sterlina britannica, euro e franco svizzero.

I dati sono basati su un intervallo di 2 punti intorno al 50° percentile della distribuzione dei risultati di rendimento per l’azionario e su un intervallo di 1 punto intorno al 50° percentile per l’obbligazionario. I numeri tra parentesi riflettono la volatilità mediana.

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Outlook economico e di mercato di Vanguard

Oltre l’atterraggio: un nuovo quadro di riferimento per l’economia e i mercati.

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IMPORTANTE: Le proiezioni e le altre informazioni ottenute col Vanguard Capital Markets Model per quanto riguarda la probabilità dei diversi risultati degli investimenti sono di natura ipotetica non rispecchiano risultati di investimenti reali e non sono garanzia di rendimenti futuri. I risultati del VCMM variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo. Le proiezioni ottenute col VCMM sono basate su un’analisi statistica di dati storici. I rendimenti futuri possono avere un andamento diverso dai modelli storici catturati nel VCMM. È importante notare che il VCMM potrebbe sottostimare gli scenari negativi non osservati nei periodi storici nei quali è basato il modello di stima.

Il Vanguard Capital Markets Model® è uno strumento di simulazione finanziaria proprietario, sviluppato e gestito da esperti di ricerca e consulenti qualificati di Vanguard. Il modello prevede le distribuzioni dei rendimenti futuri di una vasta gamma di classi di attivi. Tra le classi di attivi figurano i mercati azionari statunitensi e internazionali, buoni del tesoro statunitensi e mercati dei titoli societari obbligazionari con diverse scadenze, mercati obbligazionari internazionali, mercati monetari statunitensi, materie prime e alcune strategie d’investimento alternative. Il fondamento teorico ed empirico del Vanguard Capital Markets Model è che i rendimenti delle diverse classi di attivi rispecchiano la contropartita richiesta dagli investitori per assumersi diversi tipi di rischio sistematico (beta). Al centro del modello vi sono le stime del rapporto statistico dinamico tra fattori di rischio e rendimenti degli attivi, ottenute da analisi statistiche basate sui dati finanziari ed economici mensili disponibili a partire dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso. Tramite un sistema di equazioni stimate, il modello applica un metodo di simulazione Monte Carlo per proiettare i rapporti stimati tra i fattori di rischio e le classi di attivi, come pure l’incertezza e la casualità nel tempo. Il modello produce un’ampia serie di risultati simulati per ogni classe di attivi su diversi orizzonti temporali. Le previsioni si ottengono attraverso misure di tendenza centrale in tali simulazioni. I risultati ottenuti con lo strumento variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo.

Il valore primario del VCMM sta nella sua applicazione all’analisi dei potenziali portafogli dei clienti. Le previsioni per le classi di attivo del VCMM, comprese le distribuzioni della volatilità, delle correlazioni e dei rendimenti attesi, sono cruciali per la valutazione dei potenziali rischi di ribasso, dei diversi trade-off tra rischio e rendimento e dei benefici di diversificazione delle varie asset class. Sebbene le tendenze centrali siano elaborate in qualsiasi distribuzione dei rendimenti, Vanguard si focalizza sull’intero range di risultati potenziali per gli attivi considerati, come i dati presentati in questo documento, il che rappresenta la modalità più efficace per utilizzare le elaborazioni del VCMM.

Il VCMM mira a rappresentare l’incertezza nella previsione generando un’ampia gamma di potenziali risultati. È importante riconoscere che il VCMM non impone “normalità” alle distribuzioni dei rendimenti ma piuttosto è influenzato dalle cosiddette code spesse e dall’asimmetria nella distribuzione empirica dei rendimenti delle classi di attivo modellizzate. All’interno del range di risultati, le singole esperienze possono essere molto diverse, il che evidenzia la natura varia dei potenziali percorsi futuri. In effetti, questo è uno dei principali motivi per cui approcciamo le prospettive di rendimento degli attivi nella cornice della distribuzione.

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