Sono passati quasi 50 anni1 da quando Vanguard ha lanciato il primo fondo indicizzato al mondo per gli investitori individuali e l’approccio indicizzato continua a crescere in popolarità, con un deciso aumento dell’interesse degli investitori anche per gli ETF nell’ultimo decennio. Quando desiderano ottenere esposizione a un determinato segmento di mercato, molti investitori valutano se farlo attraverso fondi indicizzati o fondi attivi. In questo articolo illustriamo i quattro motivi principali per scegliere un fondo indicizzato. Le nostre considerazioni sono tratte dal nostro nuovo paper, Considerations for index fund investing.
La decisione di investire in un fondo indicizzato tipicamente nasce dal desiderio di prevedibilità della performance relativa2. A differenza dei fondi attivi il cui obiettivo è battere il loro benchmark, i fondi indicizzati puntano a ridurre al minimo le variazioni rispetto all’indice.
Come illustra il grafico successivo, i fondi indicizzati hanno registrato una maggiore prevedibilità della performance relativa rispetto ai fondi attivi. Il range di risultati ottenuti da chi ha investito in fondi azionari attivi infatti è molto più ampio di quello dei fondi indicizzati. Benché la frazione di investimenti a gestione attiva che batte il benchmark vari da un mese all’altro, la performance mensile presenta un’ampia dispersione intorno al benchmark e il fondo indicizzato e a gestione attiva medio al netto delle commissioni registra una lieve sottoperformance rispetto al benchmark.
La performance dei fondi indicizzati è invece concentrata in una banda ristretta intorno al benchmark. Pertanto con un fondo indicizzato un investitore che desidera prevedibilità della performance relativa in un segmento di mercato potrà ottenere quell’obiettivo con minimo ulteriore monitoraggio3.
I fondi indicizzati mostrano una maggiore prevedibilità della performance relativa
I fondi attivi presentano un range più ampio di risultati
Nota: il grafico mostra il range interquartile (dal 25° al 75° percentile) ponderato per le masse gestite (AUM) dell’extra rendimento (in euro, al netto delle commissioni con reinvestimento dei proventi) per i fondi azionari europei indicizzati e a gestione attiva disponibili per la vendita nell’Area Euro rispetto al loro benchmark primario indicato nel prospetto nel periodo di 10 anni tra il 1° gennaio 2014 e il 31 dicembre 2023.
Fonte: elaborazioni di Vanguard sulla base di dati Morningstar.
Se l’obiettivo dell’investitore è replicare anziché battere i rendimenti di un dato segmento di mercato, il modo migliore per conseguirlo è investire in una strategia che investa in titoli ponderati in base alla capitalizzazione di mercato che replichi il più possibile da vicino il segmento di mercato, tipicamente un fondo indicizzato con ampia esposizione a quel mercato.
L’importanza di un’ampia esposizione diversificata è ulteriormente evidenziata dal confronto fra la performance di lungo termine dei titoli che compongono un indice di riferimento rispetto alla performance aggregata dell’indice.
Il grafico seguente illustra la performance dei titoli che costituiscono l’indice azionario FTSE Developed Europe Index (in euro) dal 2014 al 2023. Come si può vedere, i titoli che battono l’indice sono molto meno della metà (37%). Per investire in una strategia a gestione attiva l’investitore deve nutrire una forte convinzione nella sua capacità di conseguire una valida performance in quanto battere i rendimenti di un indice investendo in un sottoinsieme di titoli dell’indice è difficile. Nel suddetto periodo, il FTSE Developed Europe Index ha generato un rendimento del 7,11%, che è superiore sia al rendimento medio (3,57%) sia a quello mediano (4,36%) dei singoli titoli dell’indice.
Investendo in un indice ampio che comprende quanti più titoli possibile di un determinato segmento si ottiene un’esposizione che replica il più possibile da vicino quel segmento di mercato.
La paura di sbagliare titolo è giustificata
Gli investimenti in fondi indicizzati con ampia esposizione al mercato diversificano le opportunità
Nota: il grafico mostra la distribuzione dei rendimenti annualizzati dei titoli che compongono l’indice FTSE Developed Europe Index (in euro, al netto di commissioni) al 1° gennaio 2014. La performance indicata si riferisce al periodo dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2023 e comprende il reinvestimento di tutti i dividendi. Il confronto è con il rendimento totale dell’indice FTSE Developed Europe Index nello stesso periodo.
Fonte: elaborazioni di Vanguard sulla base di dati Morningstar.
Gli investimenti sono soggetti a costi tra cui - a titolo esemplificativo ma non esaustivo - expense ratio, costi di transazione e, a seconda dei casi, imposte. Tutti questi costi possono incidere in modo significativo sui rendimenti netti4 per l’investitore nel tempo.
Dopo il prelievo dell’expense ratio, la distribuzione dei rendimenti dei fondi a gestione attiva presenta una più ampia dispersione rispetto ai fondi indicizzati. Questo dimostrala maggiore prevedibilità della performance relativa dei fondi indicizzati a fronte di opportunità di sovraperformance e rischio di sottoperformance associati ai fondi attivi.
Per i fondi indicizzati il range della distribuzione è molto più ristretto. La maggiore prevedibilità della loro performance relativa (dovuta alla replica da vicino dell’indice di riferimento) coniugata ai costi più contenuti comporta una performance prossima a quella dell’indice di riferimento. Inoltre, come noto, sia per i fondi attivi sia per quelli indicizzati, commissioni più alte non comportano maggiore extra rendimento.
Una volta individuato un fondo indicizzato dai costi contenuti che replica da vicino il segmento di mercato desiderato, l’investitore lo può detenere a lungo termine (o fintanto che non cambiano i suoi obiettivi). La semplicità dei fondi indicizzati favorisce il mantenimento di una rigorosa disciplina negli investimenti.
Essere disciplinati e attenersi al proprio piano d’investimento è importante. Molti investitori si basano sulla performance passata. I dati dimostrano che spesso gli investitori disinvestono a seguito di performance negativa e investono sulla base di una performance positiva, un comportamento reattivo che avviene più volte su periodi brevi e che chi investe in fondi a gestione attiva5 manifesta più del doppio rispetto agli investitori in fondi indicizzati.
Gli investimenti in fondi indicizzati richiedono che gli investitori restino investiti nella strategia d’investimento. Tentare di anticipare i mercati nella speranza di battere la performance del segmento di mercato può essere una tentazione ma allontana dal conseguimento degli obiettivi d’investimento in quanto spesso porta a registrare sottoperformance. Ad esempio, la nostra analisi dimostra che gli investitori che hanno venduto le loro esposizioni all’indice MSCI World il giorno dopo un suo ribasso6 del 5% (o del 10%, del 20%) sono stati penalizzati in modo significativo nella performance di lungo termine.
Crediamo che avere la disciplina di attenersi alle decisioni di investimento iniziali sia il prodotto di due fattori: il rigore del processo decisionale e la convinzione7 che determina nell’investitore rispetto alla capacità di affrontare con successo i diversi contesti di mercatp che si susseguono nell’orizzonte di investimento. Il percorso verso il successo negli investimenti è fatto di alti e bassi e possono esserci periodi prolungati di evidenti rendimenti negativi. Tuttavia per quegli investitori convinti del loro piano d’investimento e disposti a sopportare i rischi associati, i fondi indicizzati in un piano d’investimento ben congegnato svolgono un ruolo importante nel conseguimento degli obiettivi.
Per saperne di più leggi il nostro nuovo paper di ricerca Considerations for index fund investing.
1 Vanguard ha lanciato il primo fondo indicizzato disponibile per gli investitori individuali americani il 31 agosto 1976.
2 Tutti gli investimenti comportano rischi. La prevedibilità della performance relativa si riferisce alla capacità o all’obiettivo di un fondo indicizzato di replicare un indice di riferimento (benchmark) e pertanto di essere prevedibile rispetto all’aspettativa di rendimento del benchmark, non alla frequenza o all’entità di rendimenti positivi o negativi. Questo si può considerare come rischio di mercato (rischio sistematico). L’obiettivo dei fondi attivi di conseguire performance superiori al loro benchmark implica invece maggiore variabilità dei rendimenti intorno a quello del benchmark e comporta rischio di gestione attiva (idiosincratico) che può essere considerato come aggiuntivo rispetto al rischio di mercato (sistematico).
3 Tecnicamente, poiché un investitore o gestore di un fondo non può investire direttamente in un benchmark, un fondo indicizzato presenta costi di implementazione e indiretti come costi di transazione e expense ratio, indicati dalle barre di colore giallo scuro in Figura 2. Per determinati indici rispetto ai quali i prezzi dell’indice e il NAV sono calcolati in momenti diversi della giornata, il valore di chiusura dell’indice potrebbe temporaneamente distaccarsi dal prezzo del fondo con conseguente controbilanciamento dell’extra rendimento.
4 “Netto” si riferisce alla performance dopo avere detratto i costi. Tutti i grafici in questo articolo riportano la performance netta, salvo diversa indicazione.
5 Il desiderio di cambiare può rivelarsi particolarmente problematico per gli investitori in fondi attivi. Tidmore e Hon (2021) stimano che più della metà dei fondi con sovraperformance su un periodo di 10 anni ha avuto un ribasso con durata sino a quattro anni. Molti investitori in fondi attivi non hanno la pazienza di restare investiti e avere successo alla fine. La semplicità dei fondi attivi aiuta a mantenersi disciplinati.
6 Per “ribasso” intendiamo la sottoperformance cumulativa rispetto al precedente massimo dell’indice.
7 Per approfondimenti sul ruolo della convinzione nelle decisioni d’investimento e di portafogli si veda Black e Litterman (1992).
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