Negli Stati Uniti, l’incertezza sui dazi, sull’immigrazione e su altre politiche verosimilmente graverà sull’economia nel 2025. I segnali dei dati in tempo reale indicano un sostanziale rallentamento della crescita nel primo trimestre. L’elevata incertezza ha gravato anche sulle nostre previsioni di crescita per l’economia americana.
Abbiamo osservato un tono più “da falco” da parte delle banche centrali. La Federal Reserve (Fed) può permettersi di aspettare e vedere come evolve l’economia americana. Dalla Banca Centrale Europea (BCE) ci aspettiamo meno tagli a seguito del miglioramento delle prospettive per l’economia dell’Area Euro.
In Europa sta cambiando l’orientamento di politica fiscale, con un cambio di paradigma atteso dare impulso alla crescita. La politica commerciale rappresenta però un potenziale rischio rilevante per il miglioramento delle prospettive.
PIL: Alla luce dell’accresciuta incertezza sul versante delle politiche, ci aspettiamo una crescita del PIL dell’1,7% per l’intero 2025, inferiore rispetto alla nostra precedente stima del 2,1%.
Politica monetaria: Riteniamo che la Fed opererà due tagli dei tassi d’interesse a breve, nella seconda metà dell’anno, portandoli nell’intervallo del 3,75%–4% per fine anno dal livello attuale di 4,25%–4,5%.
Inflazione: Ci aspettiamo che l’inflazione di fondo (core), che esclude i prezzi più volatili di alimentari ed energia, si attesti intorno al 2,7% quest’anno, un livello più alto rispetto alla nostra precedente stima pari al 2,5% (dati su base annua e riferiti all’indice PCE, il prediletto dalla Fed nel valutare l’inflazione).
Mercato del lavoro: Prevediamo dati più deboli per il mercato del lavoro a marzo. I dati rifletteranno i licenziamenti recentemente annunciati nel settore pubblico e ci aspettiamo scarsa crescita dell’occupazione nei comparti sensibili alla spesa pubblica del settore privato. L’incertezza sui dazi ha inoltre verosimilmente ridotto le assunzioni nell’edilizia e nel manifatturiero.
PIL: Prevediamo una crescita del PIL dell’1% nel 2025, un livello più alto rispetto alla nostra precedente stima di 0,5%, e una sua espansione dell’1,6% l’anno prossimo, anche in questo caso superiore alla nostra precedente stima pari allo 0,8%. La revisione al rialzo è dovuta al significativo aumento di spesa pubblica previsto in relazione al piano di investimenti in infrastrutture e difesa annunciato dalla Germania, al più generale aumento delle spese per la difesa in Europa e alla prospettiva di un cessate il fuoco in Ucraina. Significativi dazi sulle importazioni di beni UE negli Stati Uniti potrebbero largamente controbilanciare i guadagni derivanti da una politica fiscale espansiva nel 2025 e 2026.
Politica monetaria: Stimiamo che ci sarà un ultimo taglio dei tassi da parte della BCE che porterebbe il tasso di riferimento sui depositi al 2,25%. In precedenza avevamo indicato un tasso d’approdo previsto all’1,75%.
Inflazione: L’inflazione complessiva e quella di fondo potrebbero attestarsi al di sotto del 2% per fine 2025 ma abbiamo rivisto al rialzo la nostra stima per il dato core per il 2026 di 0,2 punti percentuali portandolo al 2,1% per via delle aspettative di crescita più alta.
Mercato del lavoro: Prevediamo che il tasso di disoccupazioni aumenti solo in modo modesto anziché avvicinarsi al 7% come avevamo precedentemente stimato, dall’attuale minimo di 6,2%.
PIL: Prevediamo una crescita del PIL dello 0,7% per quest’anno, un livello più basso rispetto alla nostra precedente stima pari a 1,4%, per il riflesso degli effetti base di fine 2024 e il deteriorarsi dei dati prospettici.
Politica monetaria: A nostro giudizio, la Bank of England (BoE) probabilmente ridurrà il tasso di riferimento portandolo dal 4,5% al 3,75% per fine anno.
Inflazione: Prevediamo che l’inflazione complessiva salga verso il 3,5% sul breve termine (per via dei costi più alti dell’energia) per poi ridiscendere intorno al 2,5% per fine anno (entrambi dati su base annua). L’inflazione di fondo, che esclude i prezzi volatili di alimentari, energia, alcolici e tabacchi, è attesa calare intorno al 2,7% per fine 2025.
Mercato del lavoro: Crediamo che il tasso di disoccupazione probabilmente chiuderà l’anno intorno al 4,7%, in aumento rispetto al 4,4% registrato per il periodo novembre 2024 – gennaio 2025, alla luce dei recenti segnali di indebolimento del mercato del lavoro.
PIL: Stimiamo una crescita del PIL dell’1,2% per il 2025, sostenuta dall’attuale slancio dei salari. Ci aspettiamo ricadute positive derivanti dalle misure di stimolo in Cina ed effetti limitati sul Giappone dell’incertezza che avvolge l’economia globale su aspetti quali i potenziali dazi americani.
Politica monetaria: La Bank of Japan (BoJ) sembra pronta a innalzare gradualmente il tasso di politica monetaria dall’attuale 0,5% all’1,0% per fine anno.
Inflazione: La costante crescita salariale e le carenze strutturali di lavoratori ci portano a credere che il tasso d’inflazione “core core”, che esclude i prezzi degli alimentari freschi e dell’energia, si manterrà robusto intorno al 2% quest’anno.
Mercato del lavoro: La carenza strutturale di lavoratori in Giappone - in parte alleviata dall’accresciuta partecipazione femminile, di persone più avanti negli anni e di lavoratori stranieri alla forza lavoro - potrebbe continuare a esercitare pressioni al rialzo per i salari.
PIL: Prevediamo una crescita del PIL sull’intero 2025 intorno al 4,5%, un po’ più bassa dell’obiettivo “intorno al 5%” stabilito per il terzo anno consecutivo dal Congresso Nazionale del Popolo.
Politica monetaria: Si potrebbero osservare aggiustamenti volti a stimolare la crescita, in particolare una riduzione di 0,3 punti percentuali del tasso sui pronti contro termine a sette giorni e tagli di 0,5 punti percentuali ai coefficienti dei requisiti di riserva delle banche.
Inflazione: Prevediamo un’inflazione di fondo intorno all’1,5% nel 2025, su base annua. Le politiche incentrate sull’offerta hanno rinforzato un circolo vizioso tra domanda debole e prezzi bassi.
Mercato del lavoro: Crediamo che il tasso di disoccupazione, che era al 5,4% nel periodo gennaio – febbraio 2025, possa attestarsi intorno al 5% per fine anno.
Le condizioni economiche dei mercati emergenti nell’ultimo periodo presentano un quadro eterogeneo. L’economia messicana si è contratta dello 0,6% nel quarto trimestre 2024 rispetto al trimestre precedente e l’inflazione ha rallentato, portando l’istituto centrale Bank of Mexico (Banxico) a un taglio dei tassi. In Brasile, invece, l’inflazione è cresciuta in modo significativo e ha indotto la banca centrale ad alzare il tasso di politica monetaria al 14,25% per combattere l’aumento dei prezzi.
Le previsioni di rendimento annualizzato a 10 anni di Vanguard per le varie classi di attivo sono state aggiornate sulla scorta delle ultime elaborazioni del Vanguard Capital Markets Model® (VCMM) sulla base dei dati al 31 dicembre 2024.
Le nostre proiezioni di rendimento nominale annualizzato a 10 anni espresse in valuta locale per gli investitori sono le seguenti1:
1 I dati sono basati su un intervallo di 2 punti intorno al 50° percentile della distribuzione dei risultati di rendimento per l’azionario e su un intervallo di 1 punto intorno al 50° percentile per l’obbligazionario. I numeri tra parentesi riflettono la volatilità mediana.
IMPORTANTE: Le proiezioni e le altre informazioni ottenute col Vanguard Capital Markets Model per quanto riguarda la probabilità dei diversi risultati degli investimenti sono di natura ipotetica non rispecchiano risultati di investimenti reali e non sono garanzia di rendimenti futuri. I risultati del VCMM variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo. Le proiezioni ottenute col VCMM sono basate su un’analisi statistica di dati storici. I rendimenti futuri possono avere un andamento diverso dai modelli storici catturati nel VCMM. È importante notare che il VCMM potrebbe sottostimare gli scenari negativi non osservati nei periodi storici nei quali è basato il modello di stima.
Il Vanguard Capital Markets Model® è uno strumento di simulazione finanziaria proprietario, sviluppato e gestito da esperti di ricerca e consulenti qualificati di Vanguard. Il modello prevede le distribuzioni dei rendimenti futuri di una vasta gamma di classi di attivi. Tra le classi di attivi figurano i mercati azionari statunitensi e internazionali, buoni del tesoro statunitensi e mercati dei titoli societari obbligazionari con diverse scadenze, mercati obbligazionari internazionali, mercati monetari statunitensi, materie prime e alcune strategie d’investimento alternative. Il fondamento teorico ed empirico del Vanguard Capital Markets Model è che i rendimenti delle diverse classi di attivi rispecchiano la contropartita richiesta dagli investitori per assumersi diversi tipi di rischio sistematico (beta). Al centro del modello vi sono le stime del rapporto statistico dinamico tra fattori di rischio e rendimenti degli attivi, ottenute da analisi statistiche basate sui dati finanziari ed economici mensili disponibili a partire dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso. Tramite un sistema di equazioni stimate, il modello applica un metodo di simulazione Monte Carlo per proiettare i rapporti stimati tra i fattori di rischio e le classi di attivi, come pure l’incertezza e la casualità nel tempo. Il modello produce un’ampia serie di risultati simulati per ogni classe di attivi su diversi orizzonti temporali. Le previsioni si ottengono attraverso misure di tendenza centrale in tali simulazioni. I risultati ottenuti con lo strumento variano ogni volta che lo si utilizza e nel tempo.
Il valore primario del VCMM sta nella sua applicazione all’analisi dei potenziali portafogli dei clienti. Le previsioni per le classi di attivo del VCMM, comprese le distribuzioni della volatilità, delle correlazioni e dei rendimenti attesi, sono cruciali per la valutazione dei potenziali rischi di ribasso, dei diversi trade-off tra rischio e rendimento e dei benefici di diversificazione delle varie asset class. Sebbene le tendenze centrali siano elaborate in qualsiasi distribuzione dei rendimenti, Vanguard si focalizza sull’intero range di risultati potenziali per gli attivi considerati, come i dati presentati in questo documento, il che rappresenta la modalità più efficace per utilizzare le elaborazioni del VCMM.
Il VCMM mira a rappresentare l’incertezza nella previsione generando un’ampia gamma di potenziali risultati. È importante riconoscere che il VCMM non impone “normalità” alle distribuzioni dei rendimenti ma piuttosto è influenzato dalle cosiddette code spesse e dall’asimmetria nella distribuzione empirica dei rendimenti delle classi di attivo modellizzate. All’interno del range di risultati, le singole esperienze possono essere molto diverse, il che evidenzia la natura varia dei potenziali percorsi futuri. In effetti, questo è uno dei principali motivi per cui approcciamo le prospettive di rendimento degli attivi nella cornice della distribuzione.
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