"Prevediamo che gli effetti dell’IA saranno dirompenti ma non distopici."
Chief Economist e Head of Investment Strategy Group
Si prevede che l’intelligenza artificiale (IA) supporterà la maggior parte delle professioni, migliorando l’efficienza e consentendo ai lavoratori di focalizzarsi su compiti a più alto valore aggiunto, ma sussistono preoccupazioni che questa tecnologia possa sostituire alcuni posti di lavoro.
Va riconosciuto che l’IA è probabilmente la tecnologia più dirompente dall’introduzione del personal computer (PC), in termini di capacità di trasformare la natura del lavoro. Le persone di una certa età possono ricordare come la diffusione dei PC abbia modificato molti lavori, senza eliminarli ma permettendo alle persone di concentrarsi su attività a maggiore valore aggiunto. I nostri studi indicano che, per la maggior parte delle occupazioni, l’IA avrà degli effetti ma non cancellerà quelle professioni.
Potremmo osservare perdita di posti di lavoro in oltre il 20% delle occupazioni a seguito dell’automazione alimentata dall’IA. Per gran parte delle occupazioni, probabilmente 4 su 5, gli effetti dell’IA saranno un insieme di innovazione e automazione con conseguenti risparmi di tempo di circa il 43%. L’IA non comporterà l’eliminazione sistematica di quei posti di lavoro, ma i lavoratori si dedicheranno maggiormente a compiti che generano più alto valore aggiunto e che richiedono un tocco squisitamente umano. In altre parole, prevediamo che gli effetti dell’IA saranno dirompenti ma non distopici.
Nell’ambito del nostro studio Megatrend e l’economia americana, abbiamo analizzato 800 occupazioni negli Stati Uniti e riscontrato che il 25% del tempo di lavoro è dedicato ad attività che saranno automatizzate se l’IA evolverà nel modo indicato dai risultati dei nostri studi. L’IA sarà accrescitiva, vale a dire che potrebbe fungere da “co-pilota” in diverse mansioni, introducendo efficienza per le attività ripetitive e assistendo il lavoratore nei compiti di responsabilità. Questo vale per occupazioni quali quella dell’infermiere, del medico di base, dell’insegnante, del farmacista, del manager nel campo delle risorse umane, e anche per i consulenti finanziari.
Ad esempio, ho un collega che si occupava della contabilità di un fondo negli anni ’80, quando quel lavoro era molto manuale e su carta. Sostanzialmente c’era un contabile per ogni fondo comune. Andando avanti veloce di qualche decennio possiamo valutare gli effetti della diffusione dei PC. I contabili dei fondi esistono tuttora ma è aumentata molto l’efficienza e l’attività quotidiana di questi professionisti è dedicata a compiti decisamente a più alto valore aggiunto rispetto al calcolo manuale del prezzo delle quote di un fondo.
Le nostre analisi indicano che l’IA avrà effetti analoghi negli anni a venire. Per gran parte dei lavoratori non avrà effetti distopici e renderà possibili aumenti della produttività, del tenore di vita e della crescita in futuro.
Con l’integrazione dell’IA nel mondo del lavoro entro il 2035, stimiamo che il tasso medio di automazione per tutte le occupazioni sarà superiore al 20% negli Stati Uniti, con un risparmio di tempo pari a un giorno lavorativo a settimana. Questo non significa che ci sarà un giorno in più di pausa settimanale dal lavoro ma che si produrrà di più in minor tempo. Un aumento di produttività del 20% annuo su 10 anni implicherebbe una crescita del PIL americano vicina al 3% negli anni ’30 del 2000. Sarebbe la maggiore crescita tendenziale negli Stati Uniti dalla fine degli anni ’90.
Davvero un sensibile incremento della produttività. In effetti, i nostri studi indicano che un motivo della crescita relativamente bassa della produttività negli ultimi anni potrebbe proprio essere la carenza di automazione. Se l’IA avrà effettivamente gli effetti che i nostri modelli suggeriscono e alimenterà sensibili aumenti della produttività, sarà come se la generazione dei baby boomer non andasse affatto in pensione.
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