Mentre si svolgono le elezioni presidenziali americane, gli analisti di tutto il mondo stanno monitorando attentamente le potenziali implicazioni per i mercati finanziari. Benché le elezioni possano agitare gli animi, l’analisi dei dati storici indica tuttavia che non incidono in modo significativo sulle dinamiche di breve periodo dei mercati azionari.
Le tornate elettorali nelle principali economie tendono a suscitare dibattiti sulle conseguenze di un particolare esito rispetto a un altro e in alcuni casi possono destare preoccupazioni nei clienti rispetto ai potenziali effetti del risultato elettorale sui loro investimenti.
Le elezioni negli Stati Uniti sono eventi di rilievo e importanti in termini storici ma il loro esito incide poco sui mercati. I nostri studi indicano infatti che la volatilità di mercato nel periodo che precede e nel periodo immediatamente successivo alle presidenziali americane storicamente è stata minima, indipendentemente dal risultato del voto.
Il grafico successivo mostra l’andamento della volatilità sul mercato azionario americano nei 100 giorni di negoziazione precedenti e successivi a ciascuna delle 13 elezioni presidenziali tenutesi negli Stati Uniti a partire da quelle del 1972. La linea grigia indica la volatilità annualizzata dell’S&P500 dal 1971. In gran parte delle tornate elettorali (linee grigie) la volatilità è stata inferiore alla media storica. Le eccezioni di maggior rilievo sono state le elezioni del 2000 e del 2008 che hanno coinciso rispettivamente con lo scoppio della bolla delle dot-com (linea turchese) e con la crisi finanziaria globale (linea verde scuro).
Tornate elettorali e volatilità: azionario americano nei mesi più vicini al voto
La performance passata non è un indicatore affidabile di risultati futuri. La performance di un indice non è una rappresentazione esatta di un particolare investimento in quanto non è possibile investire direttamente in un indice.
Note: il grafico mostra la volatilità annualizzata dei rendimenti giornalieri dell’S&P 500 in euro misurata rispetto al mese precedente (21 giorni di negoziazione) in ciascuna seduta di Borsa nei 100 giorni precedenti e nei 100 giorni successivi alle presidenziali americane a partire da quelle del novembre 1972. La volatilità misura l’entità della variazione dei rendimenti giornalieri nel tempo. La linea grigia mostra la volatilità annualizzata media dal 20 agosto 1971 al 27 settembre 2024. I rendimenti con comprendono l’impatto delle commissioni.
Fonte: elaborazioni Vanguard in euro, sulla base di dati Refinitiv, al 4 ottobre 2024.
Nel 2008 la volatilità si è attenuata dopo le elezioni americane di novembre ma il suo andamento generale in quella fase storica è ascrivibile più agli eventi concomitanti che alla correlazione. La campagna elettorale del 2008 ha infatti largamente coinciso con gli sviluppi che hanno portato alla crisi finanziaria globale, e all’accelerazione impressa dal crollo di Lehman Brothers a settembre di quell’anno, appena 30 sedute di Borsa prima delle elezioni.
Il messaggio principale per gli investitori è che i mercati hanno un’ottica orientata al futuro e i prezzi riflettono in modo efficiente le aspettative per i vari eventi, sia che si tratti di aspetti economici o di esiti politici. C’è un’ampia varietà di fattori che possono influenzare la performance dei mercati e le presidenziali raramente sono il fattore principale.
Se facciamo un passo indietro e analizziamo la performance di mercato sul più lungo periodo, appare evidente che le elezioni americane non hanno inciso granché sui rendimenti di mercato.
Il grafico che segue mostra la performance dei mercati azionari americani e globali da agosto 1971 a settembre 2024. Questo periodo comprende ben 14 anni elettorali (includendo anche il 2024 in vista della prossima tornata di novembre), rappresentati nel grafico dalle bande verticali ombreggiate, ed è evidente che i rendimenti di mercato di lungo periodo hanno avuto poco a che vedere con gli esiti del voto.
Gli eventi con più alto impatto sui mercati azionari nel periodo in esame sono stati di portata molto maggiore, tra questi lo scoppio della bolla delle dot-com nonché la crisi finanziaria globale nel 2007-09. I mercati azionari si sono poi ripresi da questi eventi dirompenti di portata globale e sono saliti a nuovi massimi.
Performance dei mercati azionari 1971 al 2024
La performance passata non è un indicatore affidabile di risultati futuri. La performance di un indice non è una rappresentazione esatta di un particolare investimento in quanto non è possibile investire direttamente in un indice.
Note: il grafico mostra l’andamento di prezzo dell’azionario globale (indice MSCI World Price Index sino al 31 dicembre 1987 e successivamente indice MSCI AC World Price Index) e dell’azionario americano (indice S&P 500 Price Index), in euro, dal 20 agosto 1971 al 27 settembre 2024. I rendimenti non comprendono l’impatto delle commissioni. Le bande verticali ombreggiate indicano gli anni elettorali negli Stati Uniti. Entrambi gli indici sono stati ribasati in modo da essere pari a 100 al 20 agosto 1971.
Fonte: elaborazioni Vanguard in euro, sulla base di dati Refinitiv, al 4 ottobre 2024.
Le presidenziali americane generano notevoli flussi di notizie che non devono però sviare gli investitori dai loro piani d’investimento. È comprensibile avere delle preoccupazioni in merito a un’elezione ma i dati storici indicano che non sono un problema per mercati e portafogli.
I clienti devono conservare l’ottica di lungo termine e mantenere la rotta per conseguire i propri obiettivi finanziari, senza farsi distrarre dal rumore di fondo ed evitando di prendere decisioni di portafoglio dettate dall’emotività.
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I risultati precedenti non possono essere presi come riferimento per i risultati futuri.
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